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Margherita Pogliani

Liberi di giocare


“L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca”, sosteneva Friedrich Schiller. E noi troppo spesso dimentichiamo questa atavica verità, dominati dalla testa, dominati dalla quotidianità.

Loro, i nostri figli, i nostri animali, invece, non se ne scordano mai: tutto è gioco, persino studiare, persino sognare mentre si impasta una coperta pensando sia il ventre di una madre. Me l’ha ricordato il nuovo cucciolo di casa, Ginger, gattino trovato malconcio in una cinghialaia umbra dove eravamo andati per conoscere la nostra nuova cagnona. Ginger era lì, un occhio chiuso da una grave congiuntivite e uno aperto a chiederci di adottarlo. Una pallina di pelo rosso che stava a malapena in una mano. Un pretesto per un gesto buono che si trasforma non solo in una serie di belle storie da raccontare ma in affetto vero.

Un microbo di consapevolezza che ogni giorno mi ricorda che dobbiamo essere felici per tutto ciò che ci accade. Perché – per fortuna – quasi tutto può essere vissuto come stimolo, crescita, opportunità per tornare a giocare, da un semplice riflesso di luce a una foglia, da un pompon a una mano tesa.

E osservare la vita con lo stupore e la curiosità di un cucciolo scatena scintille di gioia.

Scintille di gioia quando lo si scopre a inseguire la sua coda o a guardare Angry Birds accanto ai bimbi. Scintille di gioia quando ci saluta con le fusa sebbene ci si conosca da poche ore. Scintille di gioia quando lancia una pallina a un cucciolo umano di due anni per giocare con lui. Scintille di gioia quando impari che anche dietro le sembianze da belva feroce si nasconde solo un bisogno di attenzioni e di ascolto.

Scintille… Come quelle che mi ha scatenato conoscere due donne speciali: Francesca Isola (toccante form-attrice) e Francesca Marchegiano (vibrante story-woman) durante il loro primo workshop esperienziale, “Le Party”, viaggio di andata - con la scrittura – e ritorno – con il lavoro teatrale – dentro di noi. Perché, come ci hanno dimostrato, “tutti noi rispondiamo a una solo nome ma dentro siamo più di cento”.

Ecco la mia prima Marghe caldeggiava un unico imperativo: “gioca!”. La sto assecondando con questo blog perché sono fermamente convinta che, come diceva il buon Platone, “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. La sto assecondando imparando che lievità nei rapporti non significa mancanza di profondità. Soprattutto nei rapporti umani, sia personali che professionali. Perché quando si apre il cuore e si getta un ponte di empatia si crea un vero contatto e si arriva alla radice del sogno, del progetto. Con passione, entusiasmo e creatività, vera polvere magica per iniziare a volare.

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